Mata “matata” coi suoi mattoni.
Arriva al capolinea la milanese Mata, una società immobiliare di cui amministratrice unica è Adriana Lanzoni, controllata della Finholding di cui amministratore unico è Emanuel Pellegrini ma la cui proprietà è schermata dalla fiduciaria Saffi, finita qualche anno fa al centro di una vicenda giudiziaria di prestiti obbligazionari sottoscritti dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto e nel cui consiglio d’amministrazione si sono succeduti i leghisti Carlo Vimercati e Luca Galli. Qualche giorno fa, infatti, la seconda sezione civile del tribunale di Milano sotto la presidenza di Caterina Macchi ha decreta che la richiesta di ammissione al concordato preventivo depositata dalla società è “inammissibile” perché Mata ha conferito l’incarico quale professionista incaricato di seguire il dossier al ragioniere Ascanio Michele Fidelmo Rossi che però non risulta iscritto all’Albo dei gestori della crisi.
Dichiarata inammissibile la richiesta di concordato, così, è scattata la liquidazione giudiziale, la nomina di Diana Burroni quale curatore e la convocazione il 22 gennaio 2024 dei creditori per l’esame dello stato passivo. Va rilevato che nell’ultima situazione patrimoniale al 15 luglio scorsi Mata presentava perdite pregresse per 3,3 milioni di euro con debiti per oltre 11 milioni. Nel ricorso per accedere al concordato l’avvocato Marco Eller Vainicher aveva spiegato che Mata, proprietaria di compendi immobiliari in provincia di Milano, Pavia e Padova era nata nel 1989 ad opera di Vimercati, poi defunto nel 2019. Venuta a mancare la sua figura è iniziata una vendita degli asset, poi in gran parte arenatasi per la pandemia. Il ricorso sottolinea anche le difficoltà sorte per Mata nei rapporti con le banche creditrici dopo l’inchiesta del 2018 della procura di Varese riguardante appunto l’acquisto delle obbligazioni, inchiesta conclusasi però in un nulla di fatto.
