Radaelli 1967 è ancora in crisi.

E’ ancora crisi per la Radaelli 1967, storica azienda di Giussano operante nella filiera del settore legno-arredo, infissi e acustica, che nel 2018 fu rilevata da una cordata di investitori, appositamente costituita da un concordato preventivo in continuità. Qualche giorno fa, infatti, la terza sezione civile del tribunale di Monza presieduta da Caterina Giovanetti ha dato tempo alla società fino al prossimo 22 aprile per presentare un piano di concordato o un accordo di ristrutturazione dei debiti, nominando Francesca Borzomi quale commissario e concedendo le misure protettive dai creditori. L’azienda presieduta da Giovanni Gioli (che ne è il principale azionista con il 37,8%) nell’estate scorsa aveva attinto alle riserve per coprire perdite pregresse pari a circa 1,2 milioni di euro e successivamente aveva varato una ricapitalizzazione di 300mila euro. “La procedura di concordato preventivo in continuità diretta – ha spiegato Gioli in un recente consiglio d’amministrazione – appare l’unica opzione percorribile per preservare i valori aziendali in favore di una maggiore soddisfazione per i creditori”. Nel 2018 l’allora newco Radaelli 1967, nel cui capitale c’era anche Roberto Radaelli, figlio del fondatore Angelo, era partecipata da investitori provenienti da diversi settori (consulenza aziendale, finanziario e bancario) che avevano creduto nella potenzialità dell’azienda. L’operazione che portò al rilevamento dell’azienda era stata coordinata appunto da Gioli, già nel cda della Intermedia di Giovanni Consorte e allora amministratore delegato di Economiareale, società di consulenza e private equity di Milano già artefice, tra l’altro, di importanti operazioni del settore legno-arredo, tra cui quella riguardante la Berloni spa.