Ultima stazione per Italvolt.

Arriva al capolinea Italvolt, che controllata dall’imprenditore svedese Lars Carlstrom doveva far partire la fabbrica da 45 Gwh di batterie completamente sostenibili ed essere così una delle gigafactory più grandi d’Europa, in predicato di sorgere tra Ivrea, nell’ex area Olivetti, e Termini Imerese sulle ceneri dell’ex fabbrica di auto Fiat (ora Blutec). Qualche giorno fa, infatti, il giudice delegato del tribunale di Milano Rosa Grippo ha dichiarato la liquidazione dell’azienda, nominandone curatore Antonino Ficalora e convocandone i creditori il prossimo 16 ottobre per l’esame dello stato passivo. E’ fallito quindi il progetto di presentare un piano di concordato, procedura alla quale lo stesso giudice aveva ammesso Italvolt all’inizio di quest’anno accogliendo il ricorso presentato conto dell’azienda dall’avvocato Daniela Oleni dove si scriveva che è «ferma la volontà del socio di maggioranza di voler proseguire l’attività, avendone le concrete possibilità ed essendo inalterate le aspettative di nuova finanza, in quanto vi sono forti segnali degli investitori che confermano la loro totale volontà di portare a termine il progetto della gigafactory, così come richiesto oggi dal mercato dell’energia». La crisi di Italvolt s’era aggravata quando da un lato il suo collegio sindacale ha presentato al tribunale domanda proprio per l’apertura della liquidazione giudiziale e quando s’è mossa contro l’azienda anche la creditrice Pinifarina, la cui divisione Architettura aveva progettato la gigafactory. Inoltre sui terreni su cui doveva sorgere la gigafactory vigeva un accordo di esclusiva con Prelios che tuttavia, nonostante le dichiarazioni dell’imprenditore svedese, non è stato rinnovato. A fine 2022 Italvolt aveva debiti per 5,5 milioni su un attivo di quasi 10 milioni, ma la situazione patrimoniale a marzo del 2023 mostrava perdite non ripianate per oltre 3,8 milioni, coperte abbattendo il capitale senza dar seguito a una prevista ricapitalizzazione di 20 milioni.