Acciaio, i Riva in rosso profondo.

Rosso profondo per Riva Forni Elettrici (Rfe), il gruppo di siderurgia dell’omonima famiglia che opera su 21 siti produttivi e impiega oltre 5mila 400 addetti. L’azienda presieduta da Claudio Riva ha infatti chiuso il bilancio consolidato 2033 (un anno di forte crisi del mercato siderurgica segnato da prezzi in calo) con una perdita di 121,3 milioni di euro rispetto all’utile di 661 milioni del precedente esercizio e ebitda ed ebit che da positivi sono diventati negativi rispettivamente da 993,7 a 47,1 milioni e da 887,1 a 177 milioni.  Stessa battuta d’arresto si registra a livello del fatturato calato anno su anno del 38,6% da 5,2 a 3,2 miliardi con una produzione di tonnellate di acciaio diminuita del 23,8% da 5,7 a 4,3 milioni. Riva ricorda nella relazione sulla gestione che nel 2023 la produzione italiana totale di acciaio grezzo è stata di 21,1 milioni di tonnellate (-2,4% sull’anno prima), ancora vicino a livello della pandemia (20,4 milioni nel 2020) “il che dimostra quanto sia difficile la situazione per l’industria siderurgica”. Con un patrimonio netto di 1,7 miliardi, Rfe ha visto però la posizione finanziaria netta positiva calare da 357,5 a 311,5 milioni anche per aver effettuato investimenti per 180 milioni. Sempre nella relazione Riva sottolinea che nel primo trimestre di quest’anno “è continuata la tendenza negativa per quanto riguarda la diminuzione della produzione, con forte rallentamento della domanda e discesa dei prezzi e quindi della marginalità”. Sono state prodotte 1,1 milione di tonnellate di acciaio (erano oltre 1,2 milioni nello stesso periodo del 2023) per un fatturato di 742 milioni (967 milioni).