Riva, addio Lussemburgo.
A oltre cinquant’anni dalla sua nascita in Svizzera e portandosi dietro oltre 450 milioni di euro di perdite scompare Utia, cassaforte in Lussemburgo che fa capo alla famiglia Riva, che detiene l’omonimo gruppo siderurgico. Qualche giorno fa infatti, nel Granducato davanti al notaio Max Welbes s’è presentato un rappresentante del socio unico, lo svizzero Athos Trustee, per guidare un’assemblea che ha deliberato lo scioglimento senza liquidazione di Utia. La società era stata costituita dai Riva in Svizzera nel 1972 e cinque anni dopo fu trasferita in Lussemburgo. Ha detenuto negli anni importanti partecipazioni ma poi è stata via via svuotata degli asset. Il bilancio 2023 della holding, l’ultimo disponibile, s’è chiuso con un rosso di 173mila euro che è stato riportato a nuovo sommandosi agli oltre 456 milioni di perdite accumulate negli anni precedenti, a fronte tuttavia di un’analoga cifra derivante dalla somma tra capitale e riserve. Per contro l’attivo s’è ridotto a 361mila euro perché nel 2022 i Riva girarono per 500mila euro dalla holding lussemburghese all’Italia il 39,9% della loro capogruppo nazionale Riva Forni Elettrici (Rfe), presieduta da Claudio Riva, e la cui quota di maggioranza è in mano all’italiana Stahlbridge.
