L’altro Ligresti se ne va in silenzio.

“Indubbie qualità umane e professionali”. Chissà cosa penseranno del necrologio scritto oggi sul “Corriere della Sera” da Renato Pagliaro e Alberto Nagel, rispettivamente presidente e amministratore delegato di Mediobanca, oggi poco prima delle 15 nella basilica milanese di Santa Maria delle Grazie Giulia, Jonella e Paolo Ligresti, figli del defunto Salvatore, potente costruttore della Milano degli anni 80 e 90, quando assisteranno alle esequie dello zio Antonino, scomparso pochi giorni fa. Già, perché Salvatore (“Totò” per gli amici) se ne andò esattamente sette anni fa portandosi dietro il rancore e strascichi legali verso Mediobanca che a suo dire gli aveva scippato la compagnia assicurativa Fondiaria-Sai. Antonino, di poco più giovane del fratello, se n’è andato col necrologio di Piazzetta Cuccia ma nel più assoluto silenzio dei giornali e non avrà il funerale pieno di “vip” della finanza che ebbe “Totò”. Non stupisce però aver visto ieri come secondo necrologio sul quotidiano milanese dopo quello della famiglia, la firma di Ignazio La Russa: il presidente del Senato, infatti, è legatissimo ai Ligresti da molti anni,

Antonino Ligresti, nato a Paternò nel 1938, è stato però un protagonista dell’imprenditoria a Milano. Vissuto per anni all’ombra dell’intraprendente fratello, partecipò attivamente alla nascita dell’impero ma non si espose più di tanto. Laureato a Catania in medicina e chirurgia si occupò del settore sanità da quando il fratello maggiore decide di entrarci. Nel febbraio del 1995 si consumò il distacco tra i due fratelli: Antonino Ligresti rilevò dalla capogruppo Premafin tutto il settore ospedaliero e l’acquisizione coincise con l’uscita da quasi tutti i vertici delle società che facevano capo a Salvatore. Nacque un gruppo da circa 180 miliardi di fatturato. In cima alla piramide c’era la Casa di cura Città di Milano, capogruppo operativa che controllava quattro cliniche: il Galeazzi, il Policlinico San Marco, il Policlinico San Pietro e La Madonnina. Antonino Ligresti sedeva anche nel consiglio d’amministrazione dell’Istituto Oncologico Europeo, assieme ai rappresentanti di Mediobanca e della finanza che conta. Tangentopoli lo lambì nell’agosto del 1994 ma proprio nel marzo del 1997 il fratello minore di Salvatore uscì definitivamente dall’inchiesta sulle tangenti alla guardia di finanza, patteggiando 20 giorni di reclusione in continuazione con gli 11 mesi già patteggiati. Tuttavia esattamente quell’anno si verificò un grave incidente nella camera iperbarica dell’istituto Galeazzi dove morirono 11 persone: Antonino Ligresti fu indagato e poi assolto e dopo aver venduto i 5 ospedali italiani a Giuseppe Rotelli, si lanciò in Francia per costruire il gruppo sanitario Génerale De Santé con Mediobanca e DeA Capital, successivamente venduto al gruppo Ramsay. Qualche settimana prima di andarsene l’“altro” Ligresti aveva sistemato le cose dei suoi affari in Italia cedendo la carica di amministratore unico della Santè Holdings srl (che ha quote delle società farmaceutiche francesi Abivax a Carma) dove sono entrati i figli Augusto e Riccardo.