Gli austriaci si bevono il caffè Daroma.

Procedimento unitario di composizione della crisi d’impresa e applicazione delle misure protettive dai creditori in vista di un piano di concordato in continuità indiretta per la bolognese Daroma, preseduta da Paolo Guzzo, che opera nella torrefazione del caffè, e per la controllata Neronobile. Il provvedimento contestuale è stato deciso pochi giorni fa da Laura De Simone, giudice delegato del tribunale di Milano, che nominato Federica Commisso quale commissario giudiziale per seguire la procedura e Elisabetta Ravera quale esperta della procedura. Il giudice ha quindi accolto la richiesta presentata per conto dell’azienda dagli avvocati Valerio Di Gravio, Filippo De Luca e Alice Pini. Daroma, fondata nel 1946 con il nome di Palombini, è controllata dal 2019 tramite l’italiana Coffee Holding dal fondo lussemburghese di private equity Mindful Capital, co-fondato da Alberto Forchielli e Lorenzo Stanca. Il ricorso colloca l’origine della crisi durante la pandemia, “aggravata in modo irreversibile – spiegano gli avvocati – nel biennio 2023-2024 durante il quale il prezzo del caffè crudo, con particolare riferimento alla qualità Robusta, ha fatto registrare un progressivo e marcati aumento, sino a raggiungere lo scorso anno il massimo storico” e ciò ha causato per Daroma “una perdita di margine teorica pari a 10 milioni di euro” cui si sono aggiunti “inefficienze produttive e logistiche”, “un posizionamento di mercato non equilibrato fortemente concentrato nel segmento ‘primo prezzo’ delle capsule” e “il sovradimensionamento e la scarsa efficacia della rete commerciale”. Il gruppo per salvaguardare la continuità ha raggiunto un accordo di affitto dell’intera azienda con la Julius Meinl Italia (JMI), succursale dell’omonima società familiare austriaca che opera anch’essa nel settore del caffè e che ha contestualmente avanzato un’offerta vincolante di acquisto per Daroma di complessivi 14,5 milioni tra contante e accollo di passività. Tali risorse consentiranno di predisporre il piano di concordato e soddisfare i creditori, ma Daroma ha comunque chiesto al tribunale anche di avviare un’asta sull’intera azienda.