Giacomello si fa fallire.

Il dissesto della Banca Popolare di Vicenza (Bpvi) ha fatto un’altra vittima. Qualche giorno fa, infatti, Francesco Venier presidente della seconda sezione del tribunale civile di Udine ha dichiarato il fallimento della Giacomello Ferro Tubi Lamiere di Buttrio, presieduta da Carlo Giacomello (ex segretario del Pd di Udine e vicesindaco) e controllata dall’omonima famiglia, nominandone curatore Laura Briganti e fissando per il 18 gennaio prossimo l’udienza dei creditori per l’esame dello stato passivo. Il fallimento è stato chiesto “in proprio”, cioè dalla stessa azienda che non è riuscita a presentare un piano concordatario entro la scadenza prevista ai primi dello scorso settembre. A giugno scorso, infatti, Gianmarco Calienno giudice del tribunale di Udine aveva nominato la stessa Briganti commissario della Giacomello Ferro Tubi Lamiere, ammettendola al concordato con riserva di presentazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti. Fin dalla sua costituzione nel 1977 l’azienda si è occupata della lavorazione di profilati in acciaio e metallo ma dal 2014, a fronte della crisi che ha investito il mercato siderurgico, s’è riconvertita alla realizzazione di semilavorati per conto terzi nei due stabilimenti di Buttrio. La società è entrata in crisi sia per la difficile congiuntura della siderurgia sia, soprattutto, perché ha perso quasi un milione nell’investimento fatto in titoli e derivati della popolare vicentina a cui si sono aggiunti la riduzione e/o revoca delle linee di credito e il mancato pagamento della commessa di oltre un milione da parte della Incoming Italia, il cui concordato preventivo era stato aperto a maggio scorso.