Radici, borsa amara.
La quotazione in Borsa un anno fa non è stato un grande affare per Palmiro Radici (detto “Miro”) e la sua holding continua a perdere soldi. Uno dei più noti imprenditori bergamaschi, infatti, a luglio del 2019 ha portato sul listino dell’Aim oltre il 29% circa della Radici Pietro Industries & Brands (Rpib), operante nel settore tessile e specializzata nella produzione di rivestimenti interni per automobili, moquette ed erba sintetica di fascia alta e di lusso, usata per campi sportivi, al fine di reperire nuove risorse finanziarie da destinare al perseguimento delle strategie di crescita. L’azienda fu collocata a 2,9 euro per azione consentendo alla Miro Radici Family of Companies (Mrfoc), la cassaforte della famiglia che ora la controlla col 70,7%, di incassare oltre 6 milioni. Le quotazioni però sono salite oltre il livello dell’ipo solo nell’ottobre scorso raggiungendo i 3 euro, ma da allora è stato un lento e costante declino tanto che oggi il titolo è scivolato fino a 1,3 euro.
La non brillante performance borsistica di Rpib s’è riflessa contestualmente anche nel bilancio della cassaforte, che fa capo a Miro, classe 1941, e ai figli Marco Antonio e Nicola. Infatti il controllo dell’azienda quotata è iscritto nell’esercizio 2019 a 27,7 milioni evidenziando quindi una minusvalenza potenziale di oltre 20 milioni rispetto al valore espresso attualmente dal mercato. Ma non è questo l’unico problema per Mrfoc che ha chiuso entrambi i bilanci dello scorso anno, l’ordinario e il consolidato, in perdita. Il rosso del primo è peggiorato anno su anno da 1,3 a 3,7 milioni e quello del secondo, negativo per soli 453mila euro nel 2018, dodici mesi dopo è balzato a 5,7 milioni. A cosa si deve il netto peggioramento? Al calo del fatturato perché i ricavi del gruppo di Radici sono diminuiti da 81 a 72,3 milioni per il calo della domanda del settore automotive che ha coinvolto la Roi Automotive Technology controllata al 51% comprato dalla Rpib al momento dell’ipo. A valle del calo dei ricavi i margini reddituali si sono contratti con un ebitda che anno su anno è diminuito da 4,4 a 1,3 milioni e un ebit che da positivo per 708mila euro è entrato in territorio negativo per 2,4 milioni.