Vetrya al capolinea.
Capolinea per l’“eccellenza digitale nel cuore dell’Italia”. Il consiglio di amministrazione di Vetrya, nata nel 2010 a Orvieto, quotata all’Aim e presieduta dal fondatore e azionista di controllo Luca Tomassini, ha deliberato infatti oggi, dopo che il titolo ieri era stato sospeso dalle contrattazioni, di convocare l’assemblea straordinaria dei soci per il 10 novembre in prima convocazione (l’11 novembre in seconda) per lo scioglimento e la messa in liquidazione “con cessazione – dice la nota della società – delle attività/rami aziendali ad eccezione delle aree e direzioni da proseguire; l’adozione delle opportune iniziative per la riduzione del personale delle attività dismesse in ragione della rilevantissima perdita di fatturato; e approvare la prosecuzione delle attività finalizzate a verificare la sussistenza dei presupposti per l’accesso a procedura di concordato preventivo”.
A fine dello scorso settembre l’azienda attiva nello sviluppo di servizi digital, applicazioni, soluzioni e modelli di business abilitati dalla tecnologia della rete internet e delle reti di telecomunicazioni broadband e ultra broadband, aveva comunicato che “gli obiettivi economici di cui alle previsioni contenute nel documento del piano industriale comunicato al mercato in data 28 gennaio 2021 (con specifico riferimento all’ebitda previsto in breakeven per il 2021) risultano non conseguibili e, pertanto, il piano non è da considerarsi più valido”. E mentre EnVent Capital Markets aveva rinunciato all’incarico di Nomad, l’azienda, insieme con Accenture, è finita nel mirino della Procura di Milano nell’ambito del filone d’inchiesta relativo agli addebiti “occulti” a carico dei clienti di WindTre – 9 centesimi per la semplice visualizzazione di alcune pagine internet. La Procura ha disposto il sequestro di 109.254 euro per Vetrya e di 204mila euro per Accenture mentre Tomassini sarebbe indagato per l’ipotesi di frode informatica, insieme agli ex direttori amministrativo Alessandro Prili e operativo Simone Polverini. In una nota Vetrya ha sottolineato di confidare di “poter dimostrare a breve di non aver mai avuto alcun coinvolgimento diretto nella presunta truffa contestata” e ha ribadito di “aver avuto semplicemente un ruolo di aggregatore commerciale che non ha mai interagito con il processo di erogazione dei servizi”.
Nel primo semestre di quest’anno la società ha registrato un rosso di oltre 13 milioni di euro, con un patrimonio netto negativo per 11,3 milioni, mentre i ricavi consolidati sono scesi anno su anno da 21,5 milioni a 4,7 milioni.