Il giudice azzera il cda dei Torlonia.

La commercialista romana Adele D’Alonzo è il nuovo amministratore giudiziario di Torlonia Partecipazioni, la cassaforte dell’omonima famiglia principesca della Capitale. La professionista è stata nominata qualche settimana fa dalla sezione XIV del tribunale civile di Roma dopo una camera di consiglio presieduta da Giuseppe Di Salvo e con Cecilia Bernardo quale giudice relatore. Il provvedimento ha comportato la revoca quali componenti del consiglio d’amministrazione della società composto da Francesco e Michele Ferrazza e Maria Cerulo e, a cascata, dei sindaci Alberto Sabatini, Paolo Buzzonetti e Eugenio Casadio. Perché un provvedimento così drastico? La decisione è figlia del sequestro conservativo di 40 milioni di euro, ordinato dal tribunale capitolino a inizio del 2020, riguardante le quote dei beni di Palazzo Torlonia, di Villa Albani e le Collezioni di Arte Antica della famiglia patria, intestate a Alexander Francis Poma Murialdo. Il sequestro era stato chiesto da Carlo Torlonia, l’erede del principe Alessandro Torlonia, che prosegue la guerra giudiziaria ingaggiata da anni contro i fratelli e il nipote Poma Murialdo. La querelle riguarda il dissesto della Banca del Fucino, di proprietà della famiglia Torlonia (attraverso Torlonia Partecipazioni e Finvest) per tre generazioni e poi ceduta a Banca Igea a zero euro, ottenendo in cambio la mancata attivazione di azioni di responsabilità nei confronti dell’organo amministrativo: Poma Murialdo, il vicepresidente Giulio Torlonia e il direttore generale Giuseppe Di Paola. Sono queste le accuse mosse nei confronti degli ex vertici da Carlo Torlonia, erede del principe Alessandro Torlonia, che prosegue la guerra giudiziaria ingaggiata da anni contro i fratelli e il nipote Poma Murialdo. I giudici hanno ora disposto, sempre su richiesta di Carlo Torlonia, la revoca del consiglio per le “gravi irregolarità commesse nella redazione del bilancio al 31 maggio 2018”.