Buzzi, utili a presa rapida.
Il maggiore dividendo dalla quotata Buzzi Unicem ha permesso a Fimedi, holding della dinastia Buzzi, di veder crescere nel 2018 l’utile nel bilancio civilistico ad oltre 5 milioni di euro rispetto al profitto di 3,6 milioni del precedente esercizio, mentre l’utile consolidato è stato di 380 milioni rispetto ai 392,5 milioni dell’anno precedente realizzati grazie al provento straordinario di 166 milioni, realizzato grazie all’approvazione della riforma fiscale negli Stati Uniti, che aveva fatto passare le imposte sul reddito anno su anno da negative per 132,2 milioni a positive per 46 milioni. I vari rami della famiglia, che nella cassaforte Fimedi sono presenti attraverso nove società semplici (denominate Ariete, Bora, Frani, Gemelli, Meltemi, Mistral, Pegaso, Sagittario e Vega), durante l’assemblea hanno destinato l’intero profitto alla voce utili portati a nuovo, già consistente per circa 119 milioni, confermando una scelta di rafforzamento patrimoniale compiuta negli scorsi anni.
Nel dettaglio Fimedi ha incassato una cedola Buzzi Unicem di 2,1 milioni affluita dalla quota che anno su anno è salita dall’8,6% al 12,5% (per l’acquisto di 500mila azioni ordinarie e 521mila 600 risparmio al prezzo medio di acquisto, rispettivamente, di 15 e 10,03 euro ad azione), pari al 9,16% dell’intero capitale. A ciò si è sommato un dividendo di 4,7 milioni erogato dalla subholding Presa che detiene un altro 38,4% della quotata e di cui Fimedi ha il 75% (con le azioni restanti in capo ai diversi nuclei familiari) che ha distribuito ai soci una cedola complessiva di circa 7 milioni a valere sull’utile 2018 di 9,2 milioni. Anno su anno la liquidità della holding è diminuita da 14,3 a 7,3 milioni, ma la relazione sulla gestione firmata dal presidente Pietro Buzzi prevede per Fimedi un 2019 con utile in crescita.