Il Mose affossa Lotti.
Le vicende, anche giudiziarie, legate al consorzio veneziano Mose mettono all’angolo la C. Lotti & Associati, nota società di ingegneria fondata nel 1957 da Carlo Lotti, uno dei più famosi ingegneri italiani del Dopoguerra. Qualche giorno fa, infatti, Maria De Rosa giudice del tribunale di Roma ha nominato Roberto De Martini commissario dell’azienda ammessa al concordato con riserva di presentazione di un accordo di ristrutturazione del debito. La C. Lotti & Associati, basata a Roma con un capitale di oltre 7 milioni di euro, vede come amministratore unico Patrizia, figlia del fondatore. Nel 1972 l’azienda fu partecipata da Eni tramite SnamProgetti al 20%, quota che nel 1999 fu rilevata da Enel e successivamente dismessa. Nel 2007 Cesare Romiti e il figlio Piergiorgio sottoscrivendo un aumento di capitale di 7 milioni ne diventarono azionisti al 44,6% con un’opzione per acquisirne la maggioranza assoluta.
“Dal 2009 – spiega però il ricorso presentato in tribunale dagli avvocati Gian Luigi Righi e Maria Federica Olivieri – ebbe inizio la crisi del settore delle costruzioni in Italia” e Lotti decise di acquistare le azioni dei Romiti, “operazione che coincise con la cronicizzazione della crisi che ha determinato l’estinzione di gran parte delle più importanti società italiane di costruzioni e che s’è inevitabilmente riflessa anche sulle società d’ingegneria”. Dopo la scomparsa del fondatore nel 2013 la C. Lotti & Associati riuscì a restare a galla, ma le difficoltà diventarono insormontabili con la revoca della commessa principale, quella della Direzioni lavori del Mose fra luglio 2018 e novembre 2019.
Altri fattori che hanno aggravato la crisi sono stati la mancata esecuzione di un promesso finanziamento di 2 milioni da parte di Unicredit correlato alla commessa di 9 milioni ottenuta da Anas, alcune problematiche legate alle commesse della diga del Melito, l’interruzione degli incarichi col comune di Salerno e le criticità su tre contratti esteri (Gibuti, Rwanda e Ucraina). Tutto ciò ha accelerato la crisi finanziaria, evidenziata nel patrimonio netto negativo per 7,6 milioni e debiti per 15 milioni a ottobre scorso spingendo l’azienda prima ad affittare alcuni rami alla romana Via Ingegneria e poi a chiedere la procedura.