Cose non più belle per Vegni.
La liquidazione avviata lo scorso marzo di Cose Belle d’Italia (Cbi), polo di brand editoriali del lusso già quotato all’Aim da cui è uscita lo scorso settembre e controllata da Stefano Vegni, ex banker di Citigroup, ricade sulla controllante. Nei giorni scorsi, infatti il giudice del tribunale di Milano Carmelo Barbieri ha nominato Monica Bellani commissario di Achirot spa che detiene il 67,8% di Cbi e che Vegni controlla tramite una catena societaria che parte da Gotland srl, passando poi per Esival srl e Carmina spa. Il ricorso presentato dall’avvocato Gianluca Minniti spiega che la situazione di crisi è attestata dai bilanci 2018 e 2019 chiusi rispettivamente con perdite per 14 e 10,8 milioni di euro e un patrimonio netto negativo nell’ultimo biennio. Achirot, già denominata Europa Investimenti Special Situations (Vegni fu uno dei fondatori della merchant bank Europa Investimenti recentemente passata al gruppo inglese Arrow), che nel 2016 grazie a un finanziamento di 19,8 milioni erogato da BancoBpm acquisì la ex quotata Mediacontech poi ridenominata Cbi. Il fido fu riscadenzato a marzo 2019, a fronte di un piano di rilancio di Cbi a supportare il quale fu anche Vegni versando 2 milioni tramite la Gotland. Il piano di risanamento della quotata, però, non è andato a buon fine e ha portato alla liquidazione e Achirot non è riuscita vendere gli altri suoi asset industriali, come i cantieri nautici Alberto del Biondi e Vismara Marine. Vegni, che complessivamente ha immesso 12,8 milioni in Achirot, è stato così costretto a chiedere il concordato mentre qualche giorno fa da Gotland ha scorporato una serie di asset immobiliari che sono stati conferiti nella newco Flagstaff.