Meno utili per Clerici.
Il rallentamento del business e il venir meno di poste straordinarie impattano sui numeri di Fincler, la cassaforte di Paolo Clerici a monte del gruppo genovese Coeclerici che con oltre mille 200 addetti è unodei principali operatori nella fornitura di servizi integrati per l’approvvigionamento delle materie prime per il mondo dell’industria siderurgica ed energetica. Qualche giorno fa, infatti, l’assemblea dei soci ha mandato a nuovo l’intero utile ordinario di 7,6 milioni segnato nel 2019 facendo così salire il patrimonio netto a 83 milioni. C’è da osservare che il profitto dell’anno prima era stato ben più consistente e pari a 113,1 milioni proprio perché da Coeclerici era affluito un dividendo in due tranche per complessivi 115 milioni. La controllata, peraltro lo scorso anno ha segnato ricavi per 869 milioni in calo dai 942 milioni del 2018, con un ebitda arretrato da 150 a 32 milioni e un utile passato da 117 a 7 milioni: questi risultati si rispecchiano nella cassaforte di Clerici il cui utile consolidato anno su anno è calato da 114,2 a circa 5 milioni. Fincler ha visto il fatturato spinto dagli 805 milioni derivanti dalla vendita di carbone, in calo del 6% sul 2018 per la diminuzione del prezzo della materia prima (fra il 27% e il 34%) compensata da un incremento del 10% dei volumi di vendita. Se ai ricavi sono mancati circa 10 milioni della divisione logistica dei mezzi navali ceduti lo scorso anno al gruppo quotato D’Amico, la diminuzione del fatturato è dovuta anche alle vendite di macchine industriali arretrate da 77,5 a 63,8 milioni. Dal punto di vista patrimoniale i finanziamenti bancari sono saliti anno su anno da 116,4 a 127,5 milioni.