Eni, chi dice no alla paga di Descalzi.
Claudio Descalzi è passato indenne dal primo grado del processo milanese sulle presunti tangenti nigeriane pagate dall’Eni da lui guidata, ma certamente non è sfuggito alle dure critiche di molti grandi investitori internazionali che hanno detto no alla politica di remunerazione dell’intero vertice del gruppo petrolifero. Lo si scopre leggendo l’ultimo verbale dell’ultimo punto dell’assemblea dell’Eni svoltasi lo scorso 12 maggio che chiamava i soci a esprimersi sulla “Relazione sui compensi corrisposti nel 2020” (predisposta dall’apposito comitato del consiglio) che per Descalzi sono stati di oltre 5 milioni. Alla votazione hanno partecipato 2.210 azionisti rappresentativi del 57,4% del capitale. Pur se la relazione è stata approvata col 62,1% delle azioni ordinarie presenti, ben il 37,6% ha votato contro. Si tratta a conti fatti di soci portatori di oltre 780 milioni di titoli. Fra i contrari molto grandi fondi esteri da Allianz a Nordea, BlackRock a Schroders, da Jp Morgan a Vanguard. Il socio più pesante che si è opposto alle paghe corrisposte a Descalzi e all’intero consiglio d’amministrazione e collegio sindacale dell’Eni è stato il governo della Norvegia, ma a dire di no è stato anche il fondo pensione degli insegnanti della California che detiene 8,1 milioni di titoli del gruppo del cane a sei zampe.