Elah Dufour è ancora dolce.

Il cavaliere del lavoro Flavio Repetto, ex presidente di Fondazione Carige, nel secondo anno segnato ancora dalla pandemia ha raddoppiato l’utile e difeso i ricavi del gruppo dolciario Elah Dufour da lui presieduto e controllato (e partecipato fra gli altri dalla Monterubello degli Zegna e Fenera Holding) al cui timone c’è il figlio Guido. Il gruppo opera sul mercato con oltre 240 addetti attraverso marchi prestigiosi come quello omonimo Elah Dufour, Baratti e Novi spaziando dalle caramelle al cioccolato, dai preparati per dessert alla commercializzazione di prodotti da forno fino alla gestione dei servizi di ristorazione attraverso la gestione di distributori automatici e il servizio mensa per industrie. L’esercizio consolidato 2021 da poco approvato ha mostrato un lieve aumento delle vendite a 132,3 milioni rispetto ai 130 milioni dell’esercizio precedente mentre l’utile è raddoppiato da 5,2 a 11,6 milioni. Disaggregando i ricavi il comparto dolciario ha contribuito per 119 milioni in linea con l’anno prima; mentre sono cresciuti i servizi di ristorazione e di distribuzione automatica che hanno fatturato 13,3 milioni in aumento dell’8,5% sull’esercizio precedente. Elah Dufour lo scorso anno ha comunque investito di più (dai 3,4 milioni del 2020 a 3,8 milioni), con un’incidenza sul fatturato di gruppo salita al 2,7% al 2,9%, e ciò grazie anche al buon stato di salute patrimoniale perché dal lato delle fonti il capitale proprio di pertinenza del conto consolidato rappresenta circa il 63% del totale del passivo, indice di un livello di capitalizzazione sempre ottimale. Nel dettaglio patrimoniale le disponibilità liquide sono aumentate da 65 a 73 milioni, l’attivo ha raggiunto i 158,4 milioni, mentre il patrimonio netto di gruppo è lievitato da 102 a 103,5 milioni a fronte di debiti saliti da 43,3 a 48,3 milioni. L’intero utile civilistico dello scorso anno, pari a 9,7 milioni (erano 6,4 milioni nel 2019), è stato accantonato a riserva straordinaria. La società, che già oggi detiene il 16,2% di azioni proprie, ha prorogato il buy back anche per favorire “l’ingresso nella compagine azionaria di nuovi soci” che contribuiscano alla crescita.