Invitalia non salva Calearo.
Non sono bastati 7,5 milioni di euro arrivati come prestito a giugno scorso da Invitalia per salvare Antenne Calearo, azienda vicentina tra i leader europei nella produzione di antenne e componenti per il mercato automotive di proprietà attraverso la Cafin dell’imprenditore Massimo Calearo, già parlamentare che nel 2011 fu nominato consigliere personale dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per il Commercio estero, dopo aver militato prima nel Pd per approdare poi ai Responsabili e che è stato anche presidente di Confindustria Vicenza.
Qualche giorno fa, infatti, Giovanni Genovese giudice del tribunale di Vicenza ha nominato Alessio Scuglia commissario della Calearo Antenne ammessa al procedimento unitario di composizione della crisi e che presenterò un piano di concordato. L’amministratore unico della società Luca Corazza (nominato a dicembre scorso quando Calearo s’è dimesso da presidente) ha deliberato la presentazione della richiesta di procedura davanti al notaio Diego Trentin e dopo che a novembre scorso l’azienda aveva trasferito la sede legale da Milano a Isola Vicentina. A giugno scorso arrivò il prestito concesso all’azienda veneta grazie al Fondo Gid (Grandi imprese in difficoltà), per sostenere, con il suo piano di rilancio, l’espansione su nuovi mercati e una maggiore efficienza produttiva e organizzativa. Gestito da Invitalia e istituito dal Ministero dello Sviluppo economico, il Fondo è destinato alle grandi imprese in difficoltà dopo la pandemia e mette a disposizione finanziamenti agevolati a 5 anni. “Direi – disse allora Calearo in tono che oggi si rivela troppo ottimista – che qui veramente Invitalia ha fatto gol, nel senso che, con il suo aiuto, grazie al progetto Gid, ci ha fatto vedere un’altra cosa. Abbiamo visto un’azienda pubblica che opera come il privato, molto preparata, poco burocratica, molto attenta al cliente. Quindi, direi: averne di Invitalia così nel nostro paese”.
Calearo, fondata nel 1957, quando fu creata da Alessio Calearo (padre di Massimo) e Lucia Ciman, per realizzare inizialmente campanelli per biciclette, oggi opera a livello internazionale gestendo, attraverso le sue controllate, 3 siti produttivi in Italia, Tunisia e Slovacchia e 3 poli logistici (Stati Uniti, India e Cina) per la fornitura ai clienti di altri continenti. Occupa a livello di gruppo oltre 900 addetti e il progetto di rilancio avrebbe dovuto portare a un aumento dell’organico di circa il 20%. L’ultimo bilancio disponibile a settembre 2021 evidenziava ricavi consolidati per 87 milioni, 8,2 milioni di patrimonio netto a fronte di 47 milioni di debiti.