IML al capolinea.

Capolinea per Industria Meccanica Ligure (IML), azienda siderurgica (bulloni, raccordi, tiranti) del gruppo Farina per la quale pochi giorni fa Francesco Pipicelli, giudice delegato del tribunale di Milano ha disposto la liquidazione nominando commissari Andrea Romanò, Mario Doni e Salvatore Sanzo e convocando per il prossimo 29 settembre i creditori per l’esame dello stato passivo. Il decreto del tribunale ha così bocciato su tutta la linea il piano di concordato preventivo con continuità aziendale presentato ai giudici per conto dell’azienda dallo studio legale Sciumè. La bocciatura era stata già motivata ai giudici da Sanzo nel suo ruolo di pre-commissario che aveva segnalato “plurime criticità in ordine all’individuazione delle alternative liquidatorie e del cosiddetto valore di liquidazione” così come nel piano era assente “la prova di trasmissione della proposta di transazione fiscale e degli enti fiscali e previdenziali”. Sanzo aveva poi evidenziato che “neppure nella terza integrazione del piano era presente l’esame delle partecipazioni, dei redditi e degli immobili nella titolarità dell’amministratore unico Federico Farina”. L’esperto del tribunale ha contestato poi i valori di realizzo di un immobile di proprietà del Farina che avrebbe dovuto garantire risorse al piano, così come risultava indefinito il ventilato affitto del ramo “tiranti” dell’azienda a una newco. Secondo il tribunale, quindi, l’attestazione del piano “appare del tutto carente sotto il profilo dell’assenza di idonei stress test sia sulla parte in continuità indiretta sia sul concreto realizza dei valori immobiliari”, quest’ultimo stimato in circa 5 milioni di euro in modo “apodittico e generico”. IML basata dal 1913 a Genova e che opera anche con due controllate (in Olanda e negli Usa) ha visto prima l’impianto di Casarza Ligure (che lavorava annualmente 12mila tonnellate di acciaio) investito nel 2018 dall’alluvione con un danno stimato in circa 2,8 milioni e poi l’attività è stata colpita dalla pandemia. Nell’ultimo bilancio disponibile (2021) si erano accumulati circa 7 milioni di perdite non ripianate e il patrimonio netto era sceso a 600mila euro. Il collegio sindacale non aveva espresso un giudizio sui numeri “a causa delle molteplici, significative incertezze”.