Fiera, consigli al neo a.d./3

In questa ultimi consigli a Corrado Colli, neo a.d. di Fiera Milano, non si può omettere un passaggio su Solly Cohen per spiegare bene il particolare contesto in cui il nuovo top manager si troverà ad operare. Cohen, da organigramma “Strategic Advisor dell’a.d. Corrado Peraboni”, dopo l’uscita di scena di Peraboni il 13 gennaio scorso, non ha pensato, per correttezza e opportunità, di dare anche le sue di dimissioni. Ancora oggi, con i nomi definiti dei membri del nuovo board, è lì nella sua posizione di advisor dell’a.d. dimissionario per l’inchiesta della Procura di Milano e oggi anche già sostituito con Colli. Il presidente uscente Roberto Rettani ha tenuto finora lì Cohen senza occuparsi minimamente della questione che tra l’altro pesa sui conti di Fiera per 330.000 Euro di contratto all’anno. Una consulenza record! Viene da chiedersi quali “preziosi” e strategici consigli Cohen abbia dato nell’arco del suo mandato. Considerati le recenti scelte strategiche e i risultati, ci si pone un serio dubbio sul valore dell’advisor. Rimane la certezza che i suoi consigli, costati finora oltre 600.000 Euro, siano stati “preziosi” per i conti di Fiera.

La sensazione è che in Fiera ci siano meccanismi che il normale buon senso non riesce a cogliere. Rispetto a tutto questo viene naturale chiedersi: ma come è possibile che la Fiera non abbia avuto finora un livello di management adeguato alla realtà che rappresenta? Ma è possibile che, di fronte all’inchiesta giudiziaria, a certi articoli e ad alcune recenti analisi, le cose siano rimaste com’erano senza alcun approfondimento e intervento? Tanto che qualche giorno fa il Tribunale ha ritenuto necessaria la proroga del commissariamento per altri sei mesi. In questi quasi due anni, il titolo ha perso circa il 75% del suo valore e non si hanno notizie dei 70 milioni di euro del recente aumento di capitale. Per cosa sono stati usati? Erano stati promessi investimenti in Italia e all’estero? E per cosa? Invece di acquisire, scopriamo che di recente Fiera Milano ha ceduto sue partecipazioni all’estero e in Italia non ha fatto nessuna acquisizione di rilievo. E le partnership e acquisizioni annunciate da Peraboni in Italia e all’estero? Solo propaganda di circostanza.

Colli nominerà un direttore generale che sappia di fiere per assistere e supportare il nuovo a.d. che di questo business non si è mai occupato. Si tratta di un ruolo-chiave nella nuova gestione della Fiera. Stavolta, piuttosto che un incarico ad una società esterna di head hunter, perché non cercarlo dentro la Fiera con l’obiettivo generale di valorizzare le risorse interne? Potrebbe anche questo essere un primo segnale positivo e di discontinuità del nuovo a.d.. I disastri degli ultimi anni sono responsabilità di Peraboni, del suo Strategic Advisor e di tutta una élite di dirigenti senza le necessarie competenze. Ma non è possibile che in Fiera non esista una fascia di quadri intermedi che di fiere ne sa.

Nonostante tutte le criticità evidenziate, Fiera Milano rimane un asset importante per l’economia della Regione Lombardia e per l’Italia intera e un player di tutto rilievo nell’ambito del mercato fieristico internazionale. Con un indotto annuo di poco inferiore ai 4 miliardi di Euro, è una realtà che merita impegno, sforzi, investimenti al fine di riconquistare la posizione che le compete. Ci si augura Colli voglia con determinazione perseguire questo obiettivo. Potrebbe innanzitutto farlo attraverso un piano di sviluppo del business che eviti episodi come il Libro o la Nautica a Viareggio e che riesca seriamente ad incrementare il tasso di occupazione del quartiere di Rho con grandi e nuovi progetti magari di fiere internazionali itineranti che riescano ad avere un impatto significativo e positivo sui conti di Fiera Milano.  I servizi, a cominciare dagli allestimenti, hanno bisogno di essere rilanciati soprattutto a seguito del danno d’immagine procurato dall’inchiesta giudiziaria.

La dimensione internazionale di Fiera Milano ha bisogno di essere reinventata dopo i disastri degli investimenti fatti negli ultimi anni. Magari con un approccio diverso, più orientato ad acquisizioni o partnership mirate a manifestazioni che siano sinergiche a quelle del portafoglio di Fiera Milano. La valorizzazione delle risorse interne e la gestione del quartiere sono altri punti su cui Colli dovrebbe concentrare il suo impegno. Il lavoro che lo aspetta implicherà grande impegno e determinazione ma dal curriculum del nuovo a.d. sembrano prerogative che gli appartengono.

Lasciamo a Colli il tempo necessario per gli approfondimenti sulle scelte strategiche dell’ultimo mandato, tutte rivelatesi perdenti, sulla super consulenza a Cohen che oggi non ha più alcun senso di esistere, su alcuni dirigenti apicali assolutamente inadeguati alle responsabilità e alle conseguenze che alcune recenti scelte hanno comportato per la Fiera.

(3. – Fine. I post precedenti sono stati pubblicati il 29 e 30 marzo 2017)