Fiera, i buchi del video di Peraboni.

Alla vigilia dell’assemblea di Fiera Milano che domani nominerà il nuovo consiglio d’amministrazione, con l’obiettivo ambizioso di rilanciare un’azienda importante per la Lombardia e per il paese ma in seria difficoltà gestionale, l’ex amministratore delegato Corrado Peraboni ha voluto lasciare una testimonianza della sua esperienza con un video pubblicato la scorsa settimana su Youtube. Questo video merita però un’analisi sull’operato e sui fatti raccontati dal manager, e sulle sue dimenticanze o omissioni.

Aumento di capitale

Tutto vero in relazione al bilancio approvato per il 2014 e alla criticità emersa per via della necessità dell’applicazione dell’art. 2447. Sarà anche vero che l’aumento di capitale fu sottoscritto per il 95% ma è anche vero che di quel 95%, oltre il 63% fu sottoscritto dalla solo Fondazione guidata a suo tempo da Benito Benedini (promotore di Peraboni) che si era espressa mesi prima a favore e della Camera di Commercio di Carlo Sangalli per un altro 6%. Questo significa che se l’aumento fosse andato solo al confronto col mercato, la sottoscrizione sarebbe stata del solo 26%. E in ogni caso Peraboni omette di dire che dalla data del suo insediamento (29 aprile 2015) a quella della sua uscita (13 gennaio 2017), il titolo di Fiera Milano ha perso circa l’80% del suo valore. Per una società quotata, l’apprezzamento per il lavoro del top management lo fa il mercato che è giudice unico. E non c’è video che tenga.

Internazionalizzazione

Sarà anche vero che dei 30 milioni investiti per le acquisizioni all’estero, ben poco rimane oggi. Come indicato dai bilanci, le aziende comprate sono state negli anni tutte pesantemente in perdita tranne quelle in Cina, anche se una di queste è stata recentemente ceduta. Lo shopping in Turchia (dismessa da Peraboni poco dopo il suo insediamento), Brasile e Sud Africa ha registrato negli anni perdite significative e, come lo stesso Peraboni sostiene, del valore pagato, molto poco rimane oggi nei bilanci di Fiera. Peccato però che Peraboni omette di spiegare come mai alla guida delle attività internazionali di Fiera abbia voluto rimettere proprio quel manager (Francesco Santa) che quelle acquisizioni le aveva guidate e seguite per qualche anno come direttore internazionale, messo poi da parte dal ceo precedente Enrico Pazzali che aveva preferito a lui un altro manager. Forse perché, per lui come per tanti altri top manager in Fiera, la politica aveva influito in questa scelta e nel caso specifico il suocero stesso di Santa, l’ex onorevole Giovanni Deodato, per anni consigliere di varie società di Fiera e poi in Fondazione e padre politico e protettivo del manager. Che sia ben chiaro, in Fiera non è certo l’unico! Certi condizionamenti subiti da Peraboni sono colpe gravi per chi ricopre un incarico di amministratore delegato. E poi cosa è stato fatto sull’estero dalla gestione Peraboni, oltre a dismettere le partecipazioni in Turchia e Cina? Nulla. A proposito di sviluppo dismettere e basta vale anche meno di nulla.

Staff 

In più passaggi del video Peraboni fa riferimento al “suo staff”. In realtà, licenziati i cinque dirigenti a cui fa rifermento, non è stato assunto nessun profilo di rilievo. Anche qui le influenze politiche di chi aveva “piazzato” certi manager hanno avuto il loro peso nel non far cambiare nulla. O forse l’investimento sul suo “strategic advisor” (vedi sotto a “Spese per consulenze”) non permetteva altri investimenti sulle risorse umane.

Sviluppo

Sarà anche vero che l’azienda era ferma sulla parte dello sviluppo Business e che l’ultima fiera è stata lanciata nel 2005. Ma è anche vero che Peraboni non ha assunto nessun nuovo manager con questo obiettivo né tantomeno ha pensato di costituire una direzione ad hoc per lo Sviluppo con un nuovo manager che avesse esperienza e competenze adatte. Forse per i motivi di cui sopra (costo strategic advisor).

Spese per consulenze

Sarà anche vero che la spesa per le consulenze è stata ridotta del 50% ma Peraboni omette di dire che, appena insediato, ha nominato come suo strategic advisor Solly Cohen con un contratto di consulenza da un milione di euro per tre anni. Trecentotrentamila euro l’anno sono una cifra superiore a quella del compenso dell’amministratore delegato di Fiera Milano. Tra l’altro non si hanno notizie del processo di selezione con cui Fiera Milano ha deciso di affidare a Cohen questa consulenza. Evidentemente Peraboni ha ritenuto possibile esimersi dal processo di selezione per le consulenze alla faccia della trasparenza e dei processi di una società quotata in tema di scelta dei fornitori. Così come rimangono ancora un mistero le deleghe e le competenze assegnato allo stesso Cohen, tanto che non è mai stato prodotto un ordine di servizio in proposito nonostante il ruolo di fatto da direttore generale.

Lancio nuovi prodotti

Sarà anche vero che nel 2017 sono state lanciate nuove iniziative, ma andiamo nel dettaglio per capire esattamente di cosa si tratta e di che impatto le stesse possano avere sul bilancio di Fiera.

Ipack-Ima è un progetto avviato da Pazzali e Peraboni è arrivato al momento giusto per firmare l’accordo per l’acquisizione.

PTE è una piccola mostra con una dimensione in fondo modesta, con solo 163 espositori.

La nautica a Viareggio non riempirà un solo metro quadro del quartiere di Rho-Pero e non genera indotto per gli stakeholder di Fiera Milano (Regione e Comune) con una marginalità tutta da vedere a consuntivo.

La fiera del Libro sarà anche il maggior successo della gestione Peraboni. Peccato che avrà un impatto in termini di metri quadri occupati e venduti poco rilevante sui numeri di Fiera Milano senza considerare i metri quadri persi per via della forte polemica politica innescata con il Salone storico di Torino. Molte Regioni guidate dal Pd, infatti, Piemonte in primis, hanno deciso di disertare alcune altre fiere di Fiera Milano. La strategia del lancio di tanti nuovi prodotti potrebbe essere vincente ma non è sostenuta dai numeri, almeno fino a quando le dimensioni rimangono queste. Il 2017 sarebbe stato comunque un anno in cui Fiera Milano ritornava all’utile grazie a Tuttofood, HOST e alcune triennali. Questo dato era nelle previsioni degli analisti da tempo.

Chissà, alla fine di questa analisi viene il dubbio che forse Peraboni faceva meglio a continuare sulla linea del silenzio…