Micheli, 40 milioni da Bpm e Intesa.

Francesco Micheli, abile finanziere e raffinato melomane, alla vigilia dei suoi 80 anni ottimamente portati non concede il bis ai soci, ma due di questi continuano a finanziarlo. Il 2014 era stato infatti l’anno del primo dividendo per gli azionisti di Genextra, società biotech fondata dallo stesso Micheli e dal defunto amico di sempre e noto oncologo Umberto Veronesi e che annovera un parterre importante di soci, dallo stesso Micheli a Intesa Sanpaolo e Pirelli, da Bpm a Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle fino ai Toti. Il 2017, invece, li vedrà restare a bocca asciutta. Tuttavia le banche socie hanno aperto i cordoni della borsa tanto che proprio lo scorso anno Bpm e Intesa Sanpaolo hanno erogato un finanziamento di 40 milioni che scadrà a giugno del 2019.

Qualche giorno fa a Milano l’assemblea di Genextra ha deciso di rinviare a nuovo la perdita di 6,9 milioni di euro verificatasi nei conti del 2016, dopo il passivo di 5,4 milioni del 2015. Il rosso è dovuto soprattutto alle svalutazioni su partecipazioni pari a 4,3 milioni e che si riferiscono per 2,4 milioni al 43% di EryDel, per 597 mila euro al 28,2% di Tethis, per 545 mila euro al 41,6% di Innovheart, per 446 mila euro al 100% di Congenia e per 297 mila euro a Dac, poi liquidata.

Il cedolone del 2015 fu garantito ai soci dalla plusvalenza di circa 70 milioni realizzata cedendo in borsa al Nasdaq azioni della partecipata Intercept Pharmaceuticals per un incasso di 97,7 milioni di dollari. Dell’azienda Genextra è rimasta azionista col 26% in carico a 41,3 milioni di euro, largamente inferiore al corrispondente valore di borsa di circa 700 milioni di dollari.