Messina, The Externator.
“Noi siamo una banca e in quanto tale siamo interessati allo stato dell’economia reale, più che alla politica”. Carlo Messina, romano, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, è stato molto esplicito quando il 23 marzo scorso ha svolto una Lectio Magistralis alla Said Business School dell’Università di Oxford. Di fatto però il banchiere è moltissimo interessato alla politica come dimostra una sua lunga serie di interventi pubblici tutti avvenuti quest’anno, con un’insolita accelerazione.
E’ il 16 gennaio scorso e uscendo dalla riunione del Comitato Esecutivo dell’Abi Messina dice: “Il prossimo governo, a prescindere da quale saranno i partiti che comporranno la maggioranza dopo le elezioni, dovrà necessariamente ridurre il debito e spingere sulla crescita economica”. “Qualunque sia il governo che verrà formato, dovrà affrontare le priorità che sono: ridurre il debito pubblico, accelerare la crescita e ridurre altri fattori di rischio, come sono le sofferenze bancarie, con l’accelerazione dei tempi di recupero. Sono priorità per il Paese che chiunque deve affrontare”.
Il 6 febbraio scorso, presentando il piano industriale di Intesa Sanpaolo, Messina interviene anche in un campo “politico” europeo attaccando la Bce. “L’interesse del regolatore a ridurre i crediti deteriorati è giusto, ma sono completamente in disaccordo con il metodo. La mia impressione è che la posizione della Bce sugli npl sia giusta, perciò noi abbiamo fatto i nostri compiti a casa, ma ora è arrivato il momento di affrontare anche altri problemi delle banche, come per esempio le attività di level 3, pezzi di carta valutati sulla base di modelli, mentre gli npl sono spesso garantiti da collaterale. C’è qualcosa che non funziona su questo fronte a livello europeo. Non si stanno facendo le cose uguali per tutti perché i regolatori sono francesi e tedeschi”.
L’1 marzo scorso Messina è intervistato dall’Handelsblatt e dice: “E’ vero che l’Italia deve ridurre il suo debito pubblico, ma al momento non ci sono dubbi sulla sua capacità di sostenere questo debito, visto che la durata media dei titoli di Stato è pari a sette anni. La verità è che molti investitori considerano l’Italia una opportunità di investimento, specie quelli americani, che continuano a comprare le nostre azioni perché vedono Intesa Sanpaolo come rappresentazione del paese, e vogliono beneficiare della ripresa dell’economia italiana”.
Il 5 marzo scorso all’indomani delle elezioni, Messina al Congresso nazionale Fabi torna a interessarsi di politica italiana e dice: “Mi chiedete cosa deve fare il nuovo governo? Innanzi tutto evitare qualsiasi riferimento a un’uscita dall’euro, perché chi lo fa mette il paese a rischio rispetto ai mercati finanziari internazionali. Poi decide la maggioranza, ma non bisogna né citare né avanzare l’ipotesi di un’uscita dalla moneta unica. Inoltre, deve affrontare il nodo del debito pubblico e lavorare per recuperare sul fronte dell’occupazione”.
Poi a Oxford Messina a chi dalla platea inglese gli chiedeva quali sono le possibilità che l’Italia esca dall’euro o dall’Unione Europa, viste le uscite propagandistiche dei due grandi vincitori delle elezioni del 4 marzo, ha risposto: “Nessuna, zero. Sono sorpreso che fuori dall’Italia si possa pensare a questa eventualità. Anche il M5S e la Lega hanno cambiato la loro posizione. Un’uscita dell’Italia dall’Ue ha le stesse possibilità di un addio della Francia e della Germania. Quando si parla di ascesa dei nazionalismi, si deve parlare anche degli errori della amministrazione europea. È chiaro che a livello europeo sono stati commessi degli errori nel modo in cui si è gestita la crescita, la sicurezza e l’immigrazione. Ora, se la risposta di questi movimenti si inquadra in una cornice democratica, bisogna capire quali saranno le soluzioni adottate per affrontare i problemi che li hanno portati alla ribalta: in primis la disoccupazione. Se, dunque, questi movimenti riusciranno a risolvere queste questioni, ci potrebbe essere anche uno sviluppo positivo, ecco. I nazionalismi non sono negativi per definizione, lo sarebbero se si esprimessero contro i valori della comunità”.
Infine il 2 aprile scorso a Milano Messina ha detto, sempre commentando il voto: “Il trend è europeo e si è manifestato anche in Italia. Si sono spostati i pesi verso le forze politiche che hanno interpretato meglio le richieste di crescita più equa e di maggiore sicurezza».
Messina a favore di un governo M5S-Lega, come la scelta editoriale di quel “Corriere della Sera” che Urbano Cairo ha strappato a Mediobanca e rilevato proprio grazie ai massicci finanziamenti di Intesa Sanpaolo? Messina “politico” perché prepara un’alleanza con BlackRock, il più grande gestore del mondo che tanto conta in Italia? Sono solo retroscena di un’altra storia che prima o poi varrà la pena raccontare. Per ora si può solo constatare la distanza siderale di Messina dal siciliano Enrico Cuccia, padre di Mediobanca, per il quale il peccato veniale di un banchiere era fuggire con la cassa, ma quello mortale era di parlare.