La Mantia si cucina il socio scomodo
Filippo La Mantia, lo chef siciliano venerato da alcuni “opinion maker”, approdato a Milano rilevando il ristorante “Gold” già degli stilisti Stefano Dolce e Domenico Gabbana in via Poerio, s’è liberato di un socio scomodo: qualche settimana fa, infatti, a Roma davanti al notaio Igor Genghini è stata registrata la cessione quote del 60% di Akra, proprietaria del ristorante. A vendere è stato il socio di maggioranza Gioacchino Gabbuti e a comprare è stato lo stesso La Mantia, salito così dal 40% al 100%.
Gabbuti è un manager pubblico romano con un lungo elenco di incarichi, dalla direzione dell’Ice (Istituto per il commercio estero), alla guida dell’Acquedotto pugliese, fino all’amministrazione dell’Atac, l’azienda dei trasporti della capitale, prima su chiamata di Walter Veltroni e poi su conferma di Gianni Alemanno. In passato Gabbuti a Roma è stato indagato per consulenze dell’Atac – oggi è sotto processo – che figura nella lista degli italiani con conti bancari a San Marino sulla quale, oltre alla procura romana, sta lavorando anche la magistratura del Titano.
Il perché della vendita? Lo spiega l’atto stesso: “dopo i primi due esercizi la società non solo non ha realizzato utili, ma ha accumulato importanti perdite creando dissapori sulla gestione che hanno indotto le parti a valutare di risolvere la loro partnership”. “Le parti hanno quindi chiesto a esperti indipendenti una stima del valore della società, ottenendo una valorizzazione negativa che, peraltro sottolineava che l’unica asset di valore è riconducibile alla persona del compratore/chef”. Gabbuti si è così accontentato di incassare 60.000 euro, di cui 25.000 pagati subito e i restanti 35.000 euro rateizzati in due tranche. Akra fra 2015 e 2016 ha perso circa 800.000 euro a fronte di ricavi per 5 milioni.