I Miroglio non filano insieme.
La famiglia Miroglio si spacca ancora sul bilancio. Qualche giorno fa, infatti, si è svolta l’assemblea della capogruppo industriale Miroglio spa, che vede presenti nell’azionariato tutti i membri della dinastia tessile di Alba. La riunione doveva servire per approvare il bilancio 2017 chiuso a livello civilistico con un rosso di 29 milioni di euro rispetto ai 14 milioni di utile dell’anno prima e con un disavanzo consolidato di 27,8 milioni rispetto al passivo di 39,5 milioni nel 2016. La proposta firmata dal presidente Giuseppe Miroglio era di rinviare a nuovo la perdita e il verbale specifica che è stata approvata “a maggioranza assoluta”. Chi ha votato contro? Molto probabilmente Nicoletta Miroglio, azionista al 14,7% ma uscita dal consiglio lo scorso anno, che aveva già bocciato il bilancio 2014, condiviso invece dagli altri familiari, con i cugini di Nicoletta che hanno circa il 70% del capitale.
Anno su anno i ricavi consolidati del gruppo sono lievemente diminuiti da 622,7 a 619 milioni mentre l’ebitda è passato da -6,4 a -700 mila euro e l’ebit da -36,8 a -28,7 milioni. I ricavi dell’area moda saliti anno su anno da 514 a 519,5 milioni derivano per 394,3 milioni dalla vendita al dettaglio e-commerce mentre l’area tessile ha fatturato 98,1 milioni. Il conto economico è stato beneficiato di plusvalenze da cessione di cespiti per 2,1 milioni (di cui 1,4 milioni derivanti dalla vendita di un immobile a Tunisi) e da sopravvenienze attive per 2,8 milioni rappresentate dalla cessione del ramo aziendale del negozio di Verona. Il gruppo Miroglio che occupa 7 mila 200 addetti ha un patrimonio netto di 343 milioni e una posizione finanziaria netta di 211 milioni.
Sono costretta a replicare all’articolo pubblicato in data 2 agosto 2018 intitolato “I Miroglio non filano insieme” in quanto fornisce una rappresentazione non veritiera sulla situazione del Gruppo Miroglio e sulle ragioni del contrasto esistente tra i soci di maggioranza rappresentati da Giuseppe ed Elena Miroglio (che da oltre dieci anni guidano il Gruppo) e i soci di minoranza Edoardo e Nicoletta Miroglio.
In particolare tale articolo non è veritiero, fornendo dati non corretti, sulle ragioni che hanno portato i menzionati soci di minoranza a votare contro l’approvazione del bilancio consolidato della Miroglio S.p.A. al 31/12/2017 che, come i bilanci degli esercizi degli ultimi otto anni, ha riflesso considerevoli perdite di gestione. In particolare le perdite complessive cumulate negli esercizi dal 2009 al 2017 sono pari ad euro 359 milioni. Nello stesso menzionato periodo di tempo il fatturato è sceso da euro 930 milioni del 2009 ad euro 619 milioni del 2017; il patrimonio netto è sceso da euro 969 milioni del 2009 ad euro 343 milioni del 2017; la posizione finanziaria netta è scesa da euro 316 milioni del 2009 ad euro 211 milioni del 2017; l’EBITDA è sceso da euro 104 milioni del 2009 ad euro 2,5 milioni del 2017.
Sono dati che parlano da soli circa la costante e ripetuta distruzione di valore che l’attuale gestione del Gruppo Miroglio ha realizzato da quando ha assunto la responsabilità operativa di tale Gruppo e che giustificano ampiamente le critiche dei soci di minoranza in un quadro di riferimento che il menzionato articolo non rappresenta.
Nicoletta Miroglio
Gentile Miroglio, i dati da lei elencati sono più che esaustivi e forniscono la spiegazione alle sue decisioni assembleari. Stupisce che la stampa economica italiana non dia notizia di questa distruzione di valore. Ma probabilmente conosciamo la non nobile motivazione di tali silenzi. Cordialità.
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