Messina soffre con gli hedge.

Si tiene oggi a Torino l’assemblea degli azionisti di Intesa Sanpaolo che approverà il bilancio 2018 e nominerà il nuovo cda che sarà ancora presieduto da Gian Maria Gros-Pietro mentre l’a.d. Carlo Messina verrà confermato.

Scorrendo il bilancio della banca, però, si scopre qualche piccola sorpresa negativa, come le perdite sugli investimenti in hedge fund. La consistenza del portafoglio hedge fund al 31 dicembre 2018 risulta infatti pari a 146 milioni di euro nell’ambito del trading e di 88 milioni nell’ambito del banking, contro i 214 e 90 milioni rispettivamente di fine giugno dello scorso anno e i 416 e 19 milioni rilevati a dicembre 2017. Gli investimenti allocati nel banking sono contabilizzati nell’ambito delle attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value e sono relativi ad investimenti effettuati nell’ultimo anno in fondi che prevedono strategie di investimento con arco temporale di medio/lungo termine e tempi di riscatto superiori a quelli dei fondi UCITS.

Nel 2018 è proseguita la riduzione del portafoglio di trading tramite distribuzioni e riscatti con conseguente riduzione del livello di rischio dell’esposizione. In particolare i riscatti più significativi del 2018 hanno riguardato nel primo trimestre il fondo MAP 1A per 46 milioni, il fondo MAP 17A per 36 milioni, ed il fondo MAP 4A per quasi 33 milioni, nel secondo trimestre il fondo MAP 19A per 40 milioni, nel quarto trimestre i fondi Algebris di Davide Serra per 28 milioni. Più frammentate, viceversa, le vendite e le riduzioni che hanno interessato il terzo trimestre.

L’effetto economico sul risultato netto dell’attività di negoziazione a fine dicembre 2018 è risultato negativo per 16 milioni e si confronta con i 16 milioni di utile che viceversa avevano interessato la medesima voce a dicembre 2017. Il risultato risente principalmente della svalutazione del fondo Matrix Pve Map 6A per quasi 6 milioni, a causa di politiche particolarmente cautelative (worst case scenario) utilizzate dal servicer per la valorizzazione degli asset sottostanti, e per oltre 3 milioni del fondo Credit Destressed Harbinger, a fronte del deprezzamento dell’investimento nel fondo Ligado. L’effetto economico rilevato nell’ambito del risultato netto delle attività finanziarie obbligatoriamente valutate al fair value a fine dicembre 2018 è risultato negativo per quasi 5 milioni. Nel complesso l’attuale strategia del portafoglio rimane prudente in attesa che si possano presentare eventuali opportunità di mercato. Al 31 dicembre 2018 il portafoglio risulta prevalentemente concentrato su strategie legate al credito (43% del controvalore totale).