Trump affonda Pb Tankers.

Le recenti sanzioni promulgate dal presidente americano Donald Trump contro il Venezuela di Nicolas Maduro mettono in seria difficoltà la Pb Tankers (Pbt), importante compagnia di navigazione italiana controllata dalla Pietro Barbaro, che è stata inserita con altri tre operatori nella black list statunitense per aver effettuato attività di trasporto di petrolio dal Venezuela a Cuba. Qualche giorno fa, infatti, Antonino La Malfa giudice delegato del tribunale di Roma Antonino ha nominato Roberto Falcone commissario dell’azienda ammessa alla procedura di concordato con riserva, accogliendo il ricorso presentato da due luminari del diritto sulla piazza capitolina, gli avvocati Andrea Zoppini (fra l’altro dal 2006 consigliere giuridico della Presidenza del consiglio) e Giorgio Lener.

Pbt, di cui presidente è Francesca Romana Barbaro e amministratori delegati Pietro, Federica e Giovanni Barbaro, è nata nel 2005 all’interno di un gruppo armatoriale con due secoli di storia e opera con 5 navi “medium range” (con tonnellaggio tra 25mila e 50mila dwt). Con l’aiuto dello studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, la società fin dal 2017 ha avviato un tavolo di rinegoziazione del debito con le banche creditrici (Bpm Banco Popolare, Intesa Sanpaolo e Unicredit). Assistita da Pwc, l’azienda aveva ottenuto il via libera dai creditori ma poi “in prossimità della stipulazione dell’accordo di risanamento con le banche – spiega il ricorso – è arrivato il provvedimento dell’Us Department of the Treasyury Office of Foreign Acts Control, rendendo quindi non più perseguibile la rimodulazione dell’indebitamento bancario”.

Pbt si è subito attivata con lo studio legale internazionale Freehills Hogan & Mahar ma “i tempi stimati per giungere a una procedura di cancellazione” delle navi dalla black list non sono brevi e nel frattempo sono stati bloccati tutti gli incassi e i pagamenti in dollari a favore dell’azienda e che passano attraverso intermediari finanziari statunitensi. Al 31 maggio scorso Pbt aveva debiti per 100,3 milioni di euro (di cui 90 milioni verso banche) a fonte di mezzi finanziari per circa 10 milioni. Di qui la richiesta di protezione della procedura, per presentare un piano che terrà conto anche delle interlocuzioni in corso con le autorità americane per rimuovere la società dalla black list.