La direttiva Ue affonda Gold Plast.
La proposta di direttiva europea per l’eliminazione o limitazione della cosiddetta “plastica monouso” mette in seria difficoltà Gold Plast, nota azienda milanese fondata negli anni settanta dalla famiglia Magri che commercia articoli in materie plastiche per la casa e per catering e ristorazione. Il tribunale di Milano ha infatti nominato qualche giorno fa Luigi Saporito commissario dell’azienda ammessa al concordato preventivo. Gold Plast che opera anche con tre controllate (in Romania, Svizzera e Usa) nel 2015 ha registrato l’ingresso nel capitale con una quota di minoranza del fondo di private equity Star Capital. Nel 2017 è iniziata la crisi quando il fatturato di 30,5 milioni di euro è diminuito del 7% rispetto all’anno prima per le carenze nell’introduzione di un processo gestionale causando una tensione interna all’azienda e fra i soci che come spiega il ricorso presentato al tribunale dagli avvocati dello studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners, è sfociata a fine dell’anno nella revoca di Domenico Zaccone, che era presidente e amministratore delegato. Lo scorso anno ha segnato una ripresa dei ricavi dell’1,5% mentre Star Capital è salita al 100% finanziando Gold Plast con un aumento di capitale di 1,5 milioni e tuttavia l’esercizio si è chiuso in perdita per 2,5 milioni dopo il rosso di 3,5 milioni del 2017. I primi 5 mesi del 2019, poi, hanno visto un improvviso aggravarsi della crisi con un crollo dei ricavi del 28% anno su anno proprio per l’evoluzione del quadro normativo legato alla proposta di direttiva. Gold Pkast ha tamponato la situazione riducendo la produzione, sospendendo gli investimenti e riducendo i costi ma c’è bisogno della procedura per presentare un piano articolato di risanamento interloquendo anche con le banche creditrici, Bper e Intesa Sanpaolo che peraltro hanno in pegno il 100% della società.
La crisi non è iniziata nel 2017.
Sotto la mia gestione 2015-2016-2017 il MOL e’ sempre stato molto positivo (tra 1.7mio€ e 3.6mio€) e le rate del debito bancario sono sempre state pagate.
Ho impugnato giudizialmente il mio licenziamento e la mia revoca addivenendo ad un accordo conciliativo.
Sono certo che un giornalista preparato come lei saprà come dare completezza informativa ai suoi lettori.
Domenico Zaccone