Cerealia non macina più.

L’aumento dei prezzi delle materie prime, la contrazione dei ricavi e le difficoltà di incasso mettono alle strette Cerealia, azienda molitoria del milanese, nata nell’aprile 2013 dalla fusione di tre storiche società, Molino Fiocchi, Molino Saini e Molino Seragni. Qualche giorno fa, infatti, Ada Cappello giudice del tribunale di Lodi ha nominato Piero Mussida commissario dell’azienda ammessa al concordato con riserva. Dagli impianti produttivi di Cerealia, situati a San Giuliano Milanese (MI) e a Rivolta d’Adda (CR), che impiegano 30 persone e hanno una capacità giornaliera di macinazione di 350 tonnellate, escono farine per panificazione, per biscotti, per panettoni, biologiche, per pizzeria e pasticceria. La società, presieduta da Andrea Campiglio, ha un capitale di 2 milioni di euro vede come azionisti la Molino Fiocchi al 34% e Molino Saini e Molino Seragni ciascuno col 33%, tutti operanti dal lontano 1890. Dopo aver accumulato oltre un milione di euro di perdite fra 2016 e 2018, lo scorso anno Cerealia ha visto crescere i debiti (le banche esposte sono Bcc Caravaggio, BancoBpm e Intesa Sanpaolo) in relazione al fatturato e la crisi s’è aggravata col Covid-19 ma anche per la concorrenza aggressiva dei competitors sui prezzi e per un mercato di sbocco che si è polverizzato. Di qui la richiesta della procedura mentre il piano concordatario, elaborato grazie all’advisor Moschen e Associati, punterà a valorizzare gli asset immobiliari, prevedendo anche la continuità aziendale mediante affitto delle attività industriali ad operatori qualificati, con alcuni dei quali sono in corso negoziati.