L’acciaio di Patuanelli in profondo rosso.

Non sembra essere una grande idea quella di Stefano Patuanelli, ministro dello sviluppo economico, di far entrare lo stato nel capitale di Jsw Steel Italy che in mano al gruppo indiano Jindal controlla il polo siderurgico di Piombino. Proprio qualche giorno fa, infatti, la società ha tenuto a Firenze un’assemblea dei soci guidata dal vicepresidente Marco Carrai, da sempre vicino all’ex premier Matteo Renzi: nella riunione è emerso che le perdite di 59,6 milioni di euro registrate nel bilancio chiuso allo scorso 31 marzo hanno determinato un patrimonio netto negativo per 28,7 milioni. Come se non bastasse il consiglio d’amministrazione ha redatto una situazione patrimoniale e finanziaria aggiornata al 30 settembre scorso dalla quale è scaturita una ulteriore perdita di periodo di 12,2 milioni che fa scivolare ancora il patrimonio netto in rosso. In base al codice civile se la perdita è superiore a un terzo del capitale (pari a 21 milioni per Jsw Steel Italy, ndr) i soci devono “senza indugio” ridurre il capitale, o ricapitalizzare, o sciogliere la società. Carrai però, facendo leva sull’articolo 6 del Decreto Liquidità del governo Conte (che per perdite maturate causa il Covid-19 non impone lo scioglimento) ha deciso di rinviare il tutto quando sarà redatto il bilancio 2020. E per appurare se la società si trova nella fattispecie prevista dal decreto ha chiesto un parere all’avvocato Andrea Zoppini, ex sottosegretario del governo Monti, in ottimi rapporti con Conte ma anche con i figli di due presidenti della Repubblica cioé i professori Giulio Napolitano e Bernardo Giorgio Mattarella.