Mps-Unicredit, l’eterno ritorno di Orcel.

Fondi internazionali e fondazioni azioniste, si dice, vogliono Andrea Orcel come prossimo amministratore delegato di Unicredit. Il banchiere d’affari, nato a Roma nel 1963, è conosciuto come provetto “deal maker” e quindi sarebbe per i suoi sostenitori l’uomo adatto per portare a compimento il matrimonio con il Monte dei Paschi di Siena secondo un disegno caro al ministro dell’economia Roberto Gualtieri. Se cosi sarà si potrà dire, parafrasando il detto, che “l’assassino torna sempre sul luogo del delitto”. Fu Orcel, infatti, nel 1998 quando da sei anni guidava il Financial Institution Group di Londra di Merrill Lynch, ad essere il regista della fusione da 25 miliardi di dollari tra l’allora Credito Italiano e Unicredito, da cui nacque Unicredito Italiano sotto la guida di Alessandro Profumo, e la successiva fusione con Capitalia, da cui nacque l’attuale Unicredit. E fu sempre Orcel a consigliare nel 2007 a Giuseppe Mussari, allora presidente del Monte, lo sciagurato acquisto di Antonveneta da cui è iniziato il tracollo della banca senese giunto fino all’ultima statalizzazione. Mussari trattò attraverso Orcel con Emilio Botín, grande capo dell’istituto spagnolo Santander che aveva bisogno di denaro per acquisire con Royal Bank Scotland e Fortis la banca olandese Abn Amro. Così Botín vendette a novembre del 2007 a Mussari per 9 miliardi di euro più 7 miliardi di debiti quell’Antonveneta che solo quattro settimane prima (sempre consigliato da Orcel) aveva comprato proprio da Abn Amro per 6,6 miliardi. In quel periodo Orcel, numero uno della divisione global markets & investment banking della sede londinese di Merrill Lynch, era già uno dei più riconosciuti banker d’Europa: molto legato non solo a Botín, ma anche a Ettore Gotti Tedeschi (rappresentante del Santander in Italia) ed era in ottimi rapporti con Mediobanca, che insieme a Merrill Lynch, furono gli advisor di Mps nella disgraziata acquisizione. Per chiudere il cerchio, torniamo a Profumo: nel 2013 quando da un anno era numero uno di Mps (subentrando a Mussari) affidò proprio a Orcel, emigrato nel frattempo a dirigere l’investment banking di Ubs nel 2011 (chiamato dall’allora numero uno Sergio Ermotti, anche lui un ex Merrill Lynch e un ex Unicredit) l’aumento di capitale di 2,5 miliardi. Che non servì a raddrizzare il Monte, come dimostra ciò che è accaduto dopo. E Orcel? Dopo aver cercato senza riuscire di succedere a Ermotti, a settembre del 2018 lasciò improvvisamente Ubs: era convinto che Ana Botín, figlia del defunto Emilio subentrata alla guida del Santander, gli avrebbe affidato la guida del colosso bancario spagnolo. Ma il “dealmaker” questa volta aveva fatto i conti senza l’oste. Il consiglio d’amministrazione dell’istituto iberico si oppose e Orcel – che pure ha chiesto agli spagnoli un risarcimento di 100 milioni di dollari – è rimasto a piedi. Almeno fino ad oggi. Fino a quando qualcuno non penserà di mettere ancora alla testa di Unicredit un banchiere d’affari dopo quello precedente la cui gestione non è stata proprio brillante.