Pontecorvo frizza con Ferrarelle.
L’investimento nella campana Banca Regionale di Sviluppo, la cui cessione è fallita nell’inverno scorso, non fa più soffrire i conti di Carlo Pontecorvo, l’imprenditore napoletano patron di Ferrarelle. Il bilancio consolidato 2021 della sua Lgr Holding, infatti, si è chiuso con un utile di 10,3 milioni di euro rispetto a quello di 7 milioni del precedente esercizio. La quota del 24,3% nell’istituto di credito, che fa di Pontecorvo il secondo azionista dopo la Fondazione Banco di Napoli col 29,2%, è stata svalutata da 428mila a un euro dopo che nel novembre scorso i candidati acquirenti dell’istituto di credito (la boutique finanziaria romana P&G sgr e Collextion, che si occupa di cartolarizzazione crediti della pubblica amministrazione), hanno comunicato di aver rinunciato a proseguire l’iter istruttorio presso le competenti autorità di vigilanza. Quasi tutti i ricavi della holding di Pontecorvo (221,3 milioni rispetto ai 204,1 milioni del 2020) derivano da Ferrarelle che nel 2021 ha visto l’utile in progresso anno su anno da 8 a 12,2 milioni e che per il 2022 stima una crescita dei volumi di vendita e del fatturato, rispettivamente, del 2,4% e del 6,1%. Nel portafoglio della holding di Pontecorvo ci sono anche il 2,38% del veicolo di private equity Hat Sicaf, il 2,78% del fondo Technology & Innovation gestito da Hat Sgr e il 5,6% circa dell’editrice La Nave di Teseo.