Enel, c’è chi dice no.

I quasi 5 milioni di euro complessivamente incassati nel 2021 dal consiglio d’amministrazione di Enel e dal collegio sindacale e i quasi 15 milioni erogati ai dirigenti strategici del gruppo energetico e gli stipendi per loro previsti quest’anno non sono piaciuti a molti grandi investitori internazionali. Lo si scopre leggendo il verbale dell’ultima assemblea del 19 maggio scorso del gruppo presieduto da Michele Crisostomo e guidato dall’a.d. Francesco Starace, lui solo percettore di 3,2 milioni. L’assemblea, alla quale hanno partecipato 4.344 soci rappresentativi del 67,3% del capitale, ha votato fra l’altro la “Relazione sulla politica in materia di remunerazione per il 2022 e sui compensi corrisposti nel 2021” preparata dall’apposito comitato endoconsiliare presieduto da Alberto Marchi. La Relazione è sì passata a maggioranza, ma per la parte seconda (relativa alle modalità seguite per determinare gli stipendi di quest’anno) si sono dichiarati contrari azionisti portatori di oltre 230,23 milioni titoli Enel, pari al 3,36% del capitale presente. Scorrendo l’elenco di soci che hanno bocciato gli stipendi di Starace & C. si scoprono importanti fondi esteri tra cui quelli di Fidelity, Credit Suisse e Sarasin. Più contenuto il dissenso sulle remunerazioni del 2021: i voti contrari sono stati di soci espressione di 152 milioni di azioni (2,22% del capitale presente).