Montini, cercasi salvataggio.
Montini Spa, importante fonderia bresciana con oltre 100 addetti, è una delle aziende che ha adottato il nuovo codice della crisi d’imprese perché pochi giorni fa Gianluigi Canale, giudice dal quarta sezione civile del tribunale del capoluogo lombardo, ha nominato Giacomo Ducoli commissario dell’impresa ammessa al cosiddetto “procedimento unitario”, consentendole quindi di depositare nei prossimi 60 giorni o una proposta di concordato (con relativo piano attestato) o un accordo di ristrutturazione dei debiti. Il magistrato ha così accolto il ricorso presentato per conto della Montini dall’avvocato Giuseppe Iannaccone. In esso si ricorda anzitutto che l’azienda, costituita nel 2000 dalla bresciana Hopa (fondata dal finanziere Emilio Gnutti, detto “Chicco” con altri imprenditori locali) aveva visto partire l’attività negli anni Cinquanta con la costituzione della Fonderia Regali ad opera di Copernico Regali, assieme ai tre figli (Luigi, Renato e Luciano). Nel 1996 il 70% della fonderia fu ceduta alla Brembo di Alberto Bombassei che nel 2000 lo vendette alla Hopa di Gnutti, nel cui capitale nel frattempo era entrato Luigi Regali con lo 0,3%, la cui famiglia (la moglie Silvia e i figli Alessandro e Stefano) nel 2009 ricomprò l’azienda grazie a un finanziamento bancario di oltre 30 milioni. L’intero capitale di Montini pari a 15,5 milioni oggi è in pegno sia alle banche finanziatrici sia a Mittel, che assorbì Hopa. Luigi Regali per facilitare la procedura ha da poco lasciato la presidenza a Matteo Rossini, quale chief restructuring officer.
Il ricorso spiega che l’azienda è entrata in crisi prima per la pandemia e poi soprattutto per l’aumento dei costi della materia prima e dell’energia. Così i i ricavi nel biennio 2019-20 sono scesi del 20% e l’ebitda è crollato dell’81,6%, a fronte di una lievitazione dei prezzi di energia elettrica e gas del 200% nei primi 8 mesi di quest’anno, portando l’incidenza di tali voci sul fatturato dall’8,5% del 2020 al 21,5%. Il bilancio 2021 ha risentito della svalutazione integrale dell’avviamento (4,8 milioni) e ha chiuso con una perdita di 10,3 milioni che ha eroso oltre i due terzi del capitale. L’advisor (lo studio bresciano Bandera) sta definendo un piano di continuità aziendale con orizzonte quinquennale per riportare il debito a livello sostenibile e tutelare l’occupazione; piano che sarà attestato da Giovanni Rizzardi. Nel frattempo la procedura consente alla Montini di “cristallizzare” il patrimonio, potendo rifiutare l’adempimento dei contratti pendenti con fornitori strategici quali A2A per l’energia elettrica e Plenitude Eni per il gas.